A volte e' difficile esprimere con parole il modo con cui un evento ti "segna": rischi di sminuirlo. L'Elefantentreffen - uno dei piu' mitici raduni del vecchio continente - e' proprio uno di questi eventi. Cosa spinga svariate migliaia di motociclisti - un folto gruppo dei quali italiano - a partire nei giorni della merla, sfidando il buon senso e le leggi della fisica e' di difficile comprensione. Fatto sta che il richiamo dell' elefantentreffen li vede numerosi puntare a nord valicando passi quali Bernina, Tonale, Brennero, Tarvisio, con temperature di 20 gradi sottozero, per raggiungere Loh, una sperduto villaggio di 5 case sito su una collina nella foresta bavarese. Il viaggio e' spesso duro, e, mentre ti rannicchi sotto il cupolino a cercar riparo dal freddo, capisci che i racconti dei vecchi elefanti non sono leggende metropolitane. Capisci che quando un tir ti supera resti accecato dalla neve che solleva e che se cadi, devi solo sperare che la tua moto si giri di 180 gradi in modo che il tir che segue veda i sui fari e ti eviti, perche' tu non ce la faresti mai a spostarti in tempo dalla strada. Capisci che non basta stringere una tazza di cappuccino bollente a far smettere il tremolio delle mani invalidate e doloranti dal freddo. Certo non sempre e' cosi' e non lo e' per tutti; la tecnologia aiuta. Oggi molti raggiungono Loh accompagnati da un furgone d'appoggio, altri addirittura caricano le moto su camion per poi percorrere su 2 ruote solo gli ultimi chilometri. E' un modo forse dissacratorio di vivere l'evento, ma qui non c'e' intento di giudizi morali.
Una volta giunti sul posto, la vista e' senza dubbio spettacolare ed
emotivamente coinvolgente.
Un brivido ti percorre la schiena e non e' solo il freddo. E' anche l'
emozione di entrare e di fare parte anche solo per un paio di giorni di
questo magico evento che oramai ha raggiunto la quarantasettesima edizione. Se guardassimo l'Elefantentreffen con gli occhi da turista razionale, probabilmente vedremmo solo molte migliaia di squilibrati che fanno un campeggio estremo e pretendono di farlo col mezzo sbagliato. Ma guardarlo in questo modo non ha senso; sarebbe come andare allo zoo e pensare di aver capito cos'e' la natura selvaggia. L'Elefant non va guardato, va vissuto e non e' facile. Io l'ho capito lo scorso anno, quando dopo un attimo di esitazione mi ci sono buttato dentro con 230 kg di transalp carica di bagaglio. La stradina d'accesso era piena di una terribile fanghiglia alta fino a 50 cm e dopo poche centinaia di metri mi son trovato impantanato fino ai mozzi, ho perso l'equilibrio e son caduto nella melma. Non ho proferito verbo ma un paio di tedeschi alti 2 metri sono arrivati dalla tenda piu' vicina e infangandosi fino ai capelli hanno sollevato di peso la moto e mi hanno spinto fuori dal pantano, chiedendomi se tutto andava bene. Si sono conciati da capo a piedi per me e neppure mi conoscevano facendomi verificare di persona una delle regole d'oro del motociclista vero: la solidarieta'. Viaggiando in moto, non si e' protetti da una scatola di latta, come in auto e pertanto ci si sente parte integrante del mondo che ci circonda e forse lo si teme meno. E' per questo che tra motociclisti ci si saluta e se si vede qualcuno fermo ci si ferma per chiedere se e' tutto a posto. Una volta capito che la moto non e' il mezzo piu' adatto per gironzolare nell'accampamento, la si parcheggia fuori e si entra a piedi. Gia' all'ingresso si capisce che non si tratta solo di un raduno di tedeschi ubriachi. L'organizzazione e' efficientissima: appena arrivi paghi e ti danno un braccialetto da non togliere mai, altrimenti non rientri. Ti guardi intorno e vedi che c'e' il pronto soccorso, la Presse, il servizio guasti, il servizio d'ordine. Insomma la classica anche se discreta organizzazione teutonica. C'e' anche chi alza il gomito e si esibisce in spericolate acrobazie coi sidecar o con i trike costruiti nel garage di casa, ma quando esagerano arriva un membro del servizio d'ordine e tutto cessa. Il tedesco ha un rispetto per l'autorita' che a noi latini e' spesso sconosciuto. Non mi e' mai capitato di vedere incidenti gravi all'interno del raduno. Ad avere il tempo l'Elefantentreffen va assaporato minuto per minuto: c'e' la gara di tiro alla fune, la gara per la moto artigianale piu' bella, la premiazione per chi viene da + lontano, per il piu' anziano e il piu' giovane biker, per il motoclub piu' numeroso presente, la gara dei taglialegna, la competizione delle sculture di neve, ma anche l'omaggio funebre a tutti i caduti e la celebrazione della S.Messa. Si organizzano anche estemporanee gare della salita impossibile e della discesa impossibile. Provate ad andare su o giu' per una ripa innevata e capirete perche' dico impossibile. E' solo questione di secondi, anzi di decimi... Pero' il tutto e' molto apprezzato dai partecipanti. Girando tra le tende, si ammirano le stranezze: sidecar e moto artigianali, trike, moto con gomme e motore automobilistico, vasche da bagno attaccate ai sidecar, ove i tedeschi fanno realmente il bagno anche a 15 gradi sottozero. Anche i "radunisti" hanno spesso abbigliamento eccentrico: si trovano antichi celti, militari della wermacht e via dicendo. Una volta calata l' oscurita' lo spettacolo diventa surreale: i focolari aiutati dal riverbero della neve illuminano l'accampamento, i petardi e i fuochi d'artificio sparati in quantita' diffondono un fumo acre: pare quasi d'essere in battaglia! C'e' chi utilizza il faro della propria enduro monocilindrica tenuta in perenne impennata col posteriore bloccato nella neve per controllare a che punto e' la cottura della porchetta. I piu' si preparano il giaciglio con la paglia e un semplice sacco a pelo sotto una tendina. I vecchi raccontano del grande gelo dell'edizione 99 quando si era ghiacciato l'interno della tenda e poche moto erano riuscite a ripartire con la loro batteria; niente paura: il servizio guasti dell'organizzazione dispone di potenti batterie ausiliarie in grado di sopperire alla vostra resa inefficiente dal fatto che pure l'acido si e' congelato! C'e' pure chi si fa il tagliando alla moto sdraiato nella neve! Al termine di una discesa ripidissima si giunge all'Arena, un'area pianeggiante dove si tengono le manifestazioni e dove ci sono i baracchini che vendono adesivi, spille, toppe, il libro sull'Elefant. L'acquisto di una toppa e' doveroso e poi via di nuovo ad ammirare le stranezze. Per mangiare, esistono tanti ristoranti (vabbe' baracche di legno) dove ti cucinano tanti piatti dal nome strano. Io oltre 2 zuppe di gulasch (buonissimo) non ho avuto il coraggio di andare. Il tutto va avanti fino a tardi, poi sul campo cala il silenzio. Il tempo corre e al momento di ripartire si guarda l'accampamento dall'alto, provando un attimo di rimorso per aver abbandonato la famiglia, ma il rimorso subito sparisce, superato dalla coscienza che non andarci avrebbe comportato il rimpianto di non aver vissuto un simile evento. In conclusione perche' andarci?
Per vedere panorami stupendi e tanta di quella neve come non ne avete mai
vista.
![]() Note e consigli sul viaggio: Le temperature sono basse abbiamo misurato una minima di -15 gradi sul Bernina e di - 12 gradi sul Brennero. Affrontare l' autobrennero a 130 km/h a -12 gradi significa percepire addosso una temperatura di 30 gradi sottozero. Quindi procuratevi scaldini chimici in quantita' (ne esistono per mani, piedi e busto), magari manopole e calze termiche, nonche' un abbigliamento adeguato, altrimenti rischiate di andare in ipotermia. Batteria e liquido antigelo devono essere efficienti. Le gomme meglio nuove, meglio ancora se tassellate. Noi quest'anno avevamo anche catene in ferro e catene liquide, ma non son servite e calcolate che nella compagnia c'era un Hexagon della Piaggio.
Ci si arriva con "qualunque" moto; ovviamente piu' leggera e' meglio e',
anche perche' gli ultimi 10 km salendo da Kirksberg hanno una discreta
pendenza e se c'e' la neve dovrete usare la forza per salire. Schiapp
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