I RACCONTI DI SCHIAPPUTER
ELEFANTENTREFFEN 2006

"Forse scorre dentro il silenzio il senso
e il profilo della vita è tra le cose
e anche il buio serve ad immaginare
la ragione che ci invita a provare
so che può far bene anche gridare
per riscattare l'anima dal torpore
so che ad ingannarmi non è l'amore
perché voglio amare...
Io voglio vivere, ma sulla pelle mia
io voglio amare a farmi male, voglio..."

Questo è il quarto e anche l'ultimo elefant, ho deciso. Sono partito col Vanvan 125; 9 cavalli, 7 li perde tra il motore e la ruota. Ne restano 2, sufficienti a raggiungere i 100 km orari in scia a qualche camion. Dovevamo essere in parecchi. Alla fine parto solo. E mi viene da cantare nel casco, cantare a squarciagola canzoni dei Nomadi. Sarà l'ultimo elefant, l'ultimo viaggio nel freddo ostile col rischio di cadere, di farmi male e per deformazione pseudoprofessionale (gioco maldestramente al dottor Freud) tento di trasportare il significato intrinseco di questo a livello psicanalitico e il risultato mi spaventa e rincuora al tempo stesso...
E ancor più forti sgorgano le note dei Nomadi nelle mie parole di cantante e al contempo unico spettatore:

"Contro il mio equilibrio sempre un po' precario
libero l'istinto, ciò che mi sostiene
emozione nuova senza nome
la ragione che ci invita a continuare
per questo problema non ho soluzione
io mi sento vittima e carceriere
so che ad ingannarmi non è l'amore
perché voglio amare..."

E i km si sgranano sotto le ruotone del Vanvan... Brescia... Salò... Limone del Garda... e mi fermo a fare una foto alla splendida giornata.

Sto bene, fa freddo, siamo attorno allo zero. Pasc mi ha prestato i sottoguanti elettrici della klan (assorbimento 1,6 ampere/ora). L'alternatore del Vanvan non riusciva a reggere i miei guanti klan da 1,9 ampere/ora: restavano freddi.
Il problema dei sottoguanti è che distribuiscono male il calore. Fra quattro giorni avrò le dita fresche e le stimmate sul dorso della mano. Fanculo! Ma meglio le stimmate che il congelamento.
Per i piedi ho optato per degli scaldini chimici, ma lo stivale chiuso fa circolare poco ossigeno e dopo poco gli scaldini si raffreddano e così mi troverò nelle gelide piane austriache e tedesche a viaggiare spesso coi piedi appollaiati sul blocco motore a cercare un pò di calore. Benedetto sia il Vanvan che non ha la minima carena.
Tolgo il parabrezza. Due inserti in pile in più sul petto e, in caso di bufera di neve, la maschera da Schiapplecter

e viaggerò a visiera aperta.

Riva del Garda è deserta

La troverò piena di neve al ritorno fra 4 giorni

Passando da Arco di Trento mi viene in mente che in zona abita l'amico Alty di IHM e scatto un foto veloce al castello.

Decido di passare per il lago di Cavedine

e il lago di Toblino

I panorami sono di una bellezza struggente e altre note fluiscono, nello schubert Concept amico di tutti i miei elefant, langsam come l'acqua dell'Adige...

"Il vento passava le sbarre, fischiettando canzoni
tristi, e porta ricordi di vita, come nastri e
colori già visti,
la casa, gli amici, l'ultimo libro sul
comodino, il ricordo dei giorni felici, il mare,
il cielo, i colori, il vino...
e c'è un'altra storia da dire, una favola da
raccontare, un amore che non può finire,
una pagina da inventare,
e c'è un'altra storia da dire, un aquilone che
non sa volare..."

A Bressanone i primi segni di ipotermia. Mi fermo in un bar e ordino un bicchiere di latte bollente. Lo stringo per 5 minuti contemplando le mani rosse e tremanti... "non è parkinson, è il freddo" dico a un vecchio che è davanti al bancone vicino a me. Buono il latte caldo che scende giù, scaldandoti anche dentro... lo stomaco e il cuore.

Esco dal bar dimenticandomi le chiavi sul bancone. Mi raggiunge la barista a consegnarmele. Sorrido. Significativo come atto mancato... Il mio inconscio non vuole andare in questo viaggio solitario nel freddo. Fortuna che domattina su al Brennero mi raggiungerà Pensopositivo, il mio angelo custode, in furgone, che poi secondo i piani dovrà scortare me, Walter e Elefante fino a Solla. Walter ed Elefante (oramai lo chiamiamo tutti così e nemmeno lui ricorda il suo vero nome) partiranno domattina passando per il Bernina e mi raggiungeranno (sono molto più veloci di me) tra Innsbruck e Passau.

Lungo la via supero una colonna di vespe 50 accompagnate da un motocarro Guzzi del 1962. Sono Bergamaschi, vanno su a 40 all'ora. Li incontrerò 2 giorni dopo al raduno. Sono gli amici dell'Asino Meccanico

che tra l'altro organizzano la S.Lucia con l'asino meccanico (il motocarro) per gli sfortunati ragazzi disabili del'Istituto Angelo Custode di Predore.

A pochi km dal Brennero il panorama è una cartolina di neve ghiacciata. Mi fermo vicino a una fermata del bus dove c'è una signora e le chiedo se mi fa una foto. Lei rifiuta. "Lo chieda a qualcun altro". Mi guardo in giro ma non c'è nessuno nel giro di chilometri. "Fanculo!" Scatto la foto al Vanvan da solo

Nel risalire in sella un gesto troppo brusco, un dolore alla schiena..NOOOO PORCO ZIO, speriamo non sia una colica renale. Vado avanti ma a 1 km dal Brennero non riesco più nemmeno a respirare. Mi fermo in parte alla ferrovia, mi spoglio e inizio a camminare come un pirla con 12 gradi sotto zero massaggiandomi all'altezza del rene sinistro.
Si ferma un'auto e mi chiede se ho problemi. Gli chiedo se ha un bisturi... "giuro che se ce l'ha mi taglio e infilo la mano nel rene per togliere il calcolo, porco zio!" L'auto riparte sgommando...

Riparto e arrivo all'Hotel Olympia a 300 metri dal confine. Per fortuna l'albergatrice ha del buscopan e del tachidol e in una mezz'ora la crisi passa. Il Vanvan dorme in una cantina trasportato di peso da me e dalla energica albergatrice. Io dormo in una camera calda, dopo aver fatto un giro di telefonate e aver risposto agli sms degli amici che seguono il viaggio, facendo un tifo da stadio.

Il mattino dopo mi sento in forma. Arriva Pensopositivo e decido che, se è il mio ultimo elefant, voglio arrivarci in sella al mio destriero.

Se il re lebbroso, Baldovino IV di Gerusalemme, riuscì ad arrivare, per l'ultima volta in sella al suo cavallo, di fronte alle armate di Saladino per indurlo a rientrare a Damasco, io riuscirò ad arrivare a Solla. Un calcoletto è meno grave della lebbra e sento che voglio tirar fuori le palle.

Il viaggio è lungo, dapprima in autostrada austriaca

poi tedesca

poi per statali

Il clima parecchio freddo (meno 8/10 gradi), ma le strade sono pulite. Walter e Elefante sono indietro sulla tabella di marcia. Sul Bernina hanno trovato 24 gradi sotto zero ma so che niente li fermerà. Sono dei vecchi elefanti, arrivati alla 8 edizione, e sanno come comportarsi, in qualcunque situazione. Continuo la mia marcia, mi raggiungeranno.

Giungo in prossimità di Passau

e mi rincuoro. A parte i piedi gelati mi sento molto bene, euforico, perchè sento che sto per agguantare l'obiettivo e questo mi fa sentire vivo.
Gli ultimi chilometri li percorro in compagnia di un gruppo di sidecar e non mi sento più solo. Manco li conosco ma è come se fossero dei fratelli

I muri di neve diventano sempre più alti e il crepuscolo si avvicina

finchè

io e il mio Vanvan dopo oltre 650 km e 13 ore di viaggio riusciamo a scattare la fatidica foto davanti all'ingresso del 50esimo elefant.

Dopo un paio d'ore arrivano anche Walter ed Elefante. Eccoli qui con Pensopositivo.

La temperatura è bassa, il vento sferza gelido la faccia. Nonostante la fatica del viaggio Elefante e Walter montano la tenda. C'è da comprare la paglia, la legna, scavare un metro di neve,

stendere cellophane, sparpagliare la paglia

montare la tenda e accendere il fuoco. Al termine un meritato Gulash bollente con Cocacola ghiacciata nella baracca di legno fuori dal recinto del raduno.
Un'alba splendida, quasi calda ci attende il venerdi mattina

Saliamo assieme a tutta la ridotta orobica a piedi al paesello lontano 3 km a fare la spesa. Io e Pensopositivo saremo loro ospiti per tutta la giornata. Si pranza, si fuma, si chiacchiera davanti al fuoco, si fa un giro a salutare vecchi e nuovi amici. Una foto col mitico Lupo, pistoiese con 17 elefant all'attivo con l'immancabile coltellaccio e caraffa alla cintola

Si scende in fondo alla fossa a comprare un berretto o qualche altro gadget. Si gira a vedere le moto, i sidecar, le tende e i personaggi più strani... Verso sera si uniscono alla colonna orobica Tufo e Bartolo, 2 persone speciali. Ci sono migliaia di tende, davanti ad ogni tenda un fuoco e vicino ai fuochi, la faccia bruciata dal freddo e dal caldo e la schiena ghiacciata, si fanno ed ascoltano racconti fantastici. Il mio cuore canta sempre i Nomadi mentre le orecchie ascoltano attente a non perdere un monosillabo...

"Forse hai ragione la notte fa paura
ma siedi accanto al fuoco e il buio si dirada
credimi amore il sole arde solo
per chi si sa scaldare lasciati andare
forse hai ragione qui non si ferma niente
nel vortice dei sensi il mondo è un'illusione
credimi amore tutto ruota su se stesso
pianeti astri celesti ed anche noi adesso
e s'accende nel buio un'ancora di luce
e s'accende e mi piace è la vita che seduce
certo hai ragione la vita fugge via
ma il tempo non è altro che una dimensione
credimi amore non lasciare queste ore
sparse chissà dove a disperdere calore
ma si che hai ragione ti sembra io non veda
quanta desolazione ma tanto io non cedo
tu credimi amore quanto il vento soffia forte
da lasciarci i segni senza le parole
e s'accende nel buio un'ancora di luce
e s'accende e mi piace è la vita che seduce
adesso che ci penso noi parliamo troppo
adesso che vorrei averti più vicino
adesso che ci penso noi parliamo troppo
adesso che vorrei averti qui vicino
per proteggerci da quel vento forte
forse hai ragione la notte fa paura
ma siedi accanto al fuoco e il buio si dirada
credimi amore il sole arde solo per chi si sa scaldare
e s'accende nel buio un'ancora di luce
e s'accende e mi piace è la vita che seduce"

Si sentono botti, petardi, fuochi d'artificio, colpi di pistola... e Tufo che parla. Il volto barbuto segnato dai 60 anni di vita racconta dei 30 elefant fatti da lui e Bartolo, racconta della sua moto, una Ariel 350 del 1940 con cui è arrivato all'elefant e con cui andrà a Caponord a luglio. Racconta dei viaggi ad Amsterdam negli anni 80, dell'elefant del 98, quando un vento bestiale strappò oltre 1000 tende, e - dopo il vento - l'acqua, e poi la neve, e in 1000 trovarono riparo, a dormire, accatastati nella baracca in legno dove al massimo potevano entrare 200 persone. La memoria corre a vite passate quando in quei posti nelle baracche erano accatastate persone, passate poi per i camini, e penso che forse oggi viviamo nel migliore dei mondi possibili.

Penso che Tufo è il nonno che mi piacerebbe avere per i miei figli, un uomo dalle mani sporche da 45 anni di olio esausto, che gli dai un cacciavite e 4 chiavi e ti smonta e rimonta una moto.

E i discorsi volano... la bmw che è andata bene, la Guzzi che invece no, e i perchè che per pudore non diventeranno inchiostro. Non tutto si può raccontare, non sempre si può rendere pubblico cio' che si pensa.

Poi di nuovo tutti assieme a cena

Bartolo felice mostra il braccialetto del 50esimo elefant. E' felice perchè l'elefant ha 50 anni come lui e il doppio degli anni della sua moto. La serata continua... storie di solidarietà, di tristezza, con risvolti ilari, come quando Tufo racconta dell'elefant dello scorso anno quando durante la bufera di neve la frizione della sua Ariel andò in tilt e allora per fermarsi dovette cercare un muretto e fermarcisi contro.

Splendida la colonna orobica, con un cuoco eccezionale che ci ha reso appetibile e squisita una bistecca che era grasso ricavato da qualche animale macellato durante la prima guerra mondiale. Pazza la colonna Orobica che aveva condotto con se un "Avvocato" al primo giro in moto... Una volta il primo giro in moto era arrivare da Lovere a Sarnico. Oggi è arrivare, equipaggiato a qualche modo da Lovere a Solla e tornare... vivi! Con lo sguardo da folli ma vivi!!

La Libertà Di Volare

Dimmi cosa vuoi fare,
È come stare alla catena.
Senza saper dove andare,
E respirare a malapena.
Aspetti ancora un sorriso, che ti permette di sperare.
Che ti fa sentire vivo, fedele alla tua linea e continuare
Ma ti piacerebbe fuggire lontano
E fermare chi si è permesso...
Di legare ad un muro le tue speranze
Per provare qualcosa a se stesso.
E allora tiri di più e ti arrabbi di più
Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo...
Che sia la libertà di volare o solo di sentirsi vivo...
Corri per qualcosa, corri per un motivo...
Che sia la libertà di volare o solo per sentirsi vivo...
Vedrai che prima o poi
Qualcuno verrà di sicuro a liberarti.
Vedrai che ce la farai...
Non è detto che per forza devi fermarti.
E allora scoprirai che questo tempo che passa
Ricopre tutto ciò che ti resta
E che per avere la libertà
Dovrai per forza chinare la testa
Ma non è questo che vuoi... tu dimmi è questo che vuoi...
Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo...
Che sia la libertà di volare o solo per sentirsi vivo...
Corri per qualcosa, corri per un motivo...
Che sia la libertà, di volare o solo per sentirsi vivo...


E rieccomi a casa tra i miei fans a programmare il prossimo viaggio a Caponord...

Se cliccate QUI potete poi vedere tutte le foto dell'elefant in ordine sparso per mostrarvi cosa è stata questa splendida avventura nomata 50esimo elefant

Schiapp


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